Motori di ricerca, Intelligenza Artificiale e reputazione: come farsi trovare (e scegliere) nella Sanità del Futuro
- No Borders Business
- 3 giorni fa
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Di seguito un estratto dell’intervento di Daniele Casti al XXIII Congresso Nazionale AIOLP, tenutosi a Riccione dal 15 al 18 ottobre 2025, dal titolo “Motori di ricerca, Intelligenza Artificiale e reputazione: come farsi trovare (e scegliere) nella Sanità del Futuro”.
Abbiamo avuto il piacere di parlare a un pubblico di specialisti ORL provenienti da tutta Italia, in un contesto di altissimo livello scientifico e umano.
È stata un’occasione per riflettere insieme su come l’Intelligenza Artificiale e i motori di ricerca stiano cambiando il modo in cui i pazienti scelgono i loro medici, e su quanto sia importante che ogni professionista possa mantenere il controllo della propria immagine, della propria voce e della propria autorevolezza anche nel digitale.

Nella Creazione di Michelangelo, Adamo non tocca il dito di Dio. La connessione è possibile ma sospesa.
Oggi, invece, siamo noi a scegliere il contatto: tendiamo il dito verso una mente artificiale per chiedere consiglio, per orientarci, per decidere.
E questa è una rivoluzione silenziosa ma profonda: il paziente non aspetta più di entrare in studio per iniziare il suo percorso di cura.
Il primo contatto avviene online, spesso di notte, spesso in solitudine.
“Mi fischia l’orecchio, è grave?” “Ho vertigini ogni mattina, chi mi può aiutare a Milano?”
E a rispondere, oggi, non è sempre un medico. È un algoritmo.
L’AI non si limita più a cercare. Orienta la scelta.
Fino a pochi anni fa Google mostrava risultati: oggi, con le AI generative, mostra soluzioni. Non elenchi di link, ma risposte dirette, suggerimenti, nomi.
Questo significa che il processo decisionale del paziente è già mediato dalla macchina, che sceglie in base alle informazioni disponibili.
L’AI non si chiede chi è il medico più bravo, ma chi è più adatto per quella persona, in quel momento, per quel bisogno.
E questa valutazione si basa su ciò che trova: testi, recensioni, pubblicazioni, biografia, specializzazioni,
persino il tono con cui il professionista comunica.
“Oggi l’AI non giudica, ma associa: collega chi cerca con chi si fa capire meglio.”
Dare informazioni è un atto di responsabilità
Essere “trovabili” non è un obiettivo di visibilità,
ma una forma di accessibilità etica.
Se il paziente si affida a un sistema che orienta le scelte, l’unico modo per essere rappresentati in modo corretto è fornire più segnali possibili su chi siamo e cosa facciamo.
Ogni informazione chiara — una pagina aggiornata, un profilo completo, una spiegazione leggibile — è un punto di contatto che aiuta l’AI (e quindi il paziente)
a riconoscere la tua competenza e proporla nel modo giusto.
Non si tratta di “promuoversi”, ma di farsi leggere correttamente.
Un medico che comunica male rischia di essere interpretato male, e in un contesto governato dagli algoritmi, essere fraintesi equivale a essere esclusi.
Il medico e l’AI: non competitor, ma mediatori di fiducia
C’è una frase che ha fatto riflettere durante la presentazione:
“Quando il medico si mette a sfidare l’AI, chi ci perde è il paziente.”
Perché è vero: il paziente continuerà a chiedere,
solo che lo farà altrove.
E se non troverà risposte affidabili, rischierà di trovarne di sbagliate.
In questo equilibrio nuovo, il medico deve tornare a essere la bussola, non l’oppositore della tecnologia.
Deve fornire ai motori e alle AI le informazioni giuste per orientare correttamente le persone.
L’obiettivo non è “piacere” all’algoritmo, ma educarlo a riconoscere la qualità, la chiarezza, la competenza umana.
Comunicare bene è parte della cura
Comunicare bene non è un costo: è un atto di responsabilità professionale.
Significa rendere accessibile la propria competenza,
lasciare che chi cerca trovi la strada giusta.
Significa trasformare la comunicazione in una forma di prevenzione.
Perché la fiducia oggi nasce prima della visita, nella prima risposta che il paziente riceve.
E da quella risposta dipende tutto ciò che verrà dopo.
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“Nella sanità del futuro, non vince chi si fa vedere di più, ma chi viene compreso meglio.”